BENVENUTO!

"Happy Blog" nasce da un team di PEDAGOGISTI, PSICOLOGI ed EDUCATRICI PROFESSIONALI che lavorano negli asili Happy Child, per offrire a genitori, futuri genitori, nonni, baby-sitter e a tutti coloro che condividono la loro vita con i bambini INFORMAZIONI, NOVITA', APPROFONDIMENTI e CURIOSITA' su tutti gli aspetti dell'infanzia.

lunedì 19 marzo 2012

Carla Manfreda, la pedagogista di Happy Child, parla dell'importanza della fiaba per i bambini.

Sono fortunati quegli adulti che possono vantare nel loro vissuto il ricordo di una fiaba raccontata ripetutamente dalla mamma, dalla nonna o da una amatissima Tata. Quel ricordo è senz’altro legato ad un rapporto affettivamente importante e ad emozioni irripetibili.
La fiaba ha il dono di esprimere molto di più di quello che semplicemente viene detto con le parole, possiede, tramite la voce di chi la “porge”, la capacità di tenere per mano l’ascoltatore e di guidarlo lungo il cammino della narrazione ascoltata.
Per questo dico che è diverso ascoltare una fiaba da un CD piuttosto che vederla in TV o sentirla dalle parole di una persona che ci sta vicino.
Al suo racconto contribuisce tutto il corpo, con la sua postura, con le braccia e le mani che si muovono, con gli occhi che si socchiudono, si spalancano, con la voce dolce, paurosa, concitata, rassicurante, che si sospende in pause di grande potere comunicativo.
La mimica nella narrazione è importante almeno quanto il contenuto della fiaba stessa e deve essere forte ed efficace. Il mondo della fiaba va trasmesso in modo che il bambino lo senta come se fosse reale.
Non basta avere in mano il testo, ma occorre farlo nascere dalla persona che lo racconta anche se lo legge, occorre farlo nascere dalla sua voce o meglio dal cuore.
Non intendo incoraggiare un facile sentimentalismo, ma semplicemente riconoscere che per il bambino la fiaba rappresenta una necessità per l’evoluzione psicologica della Persona e non c’è strumento tecnologico che possa esserne un sostituto, rispetto ad un rapporto umanamente prezioso.
La fiaba dà la risposta di cui il bambino ha bisogno circa la sua relazione con il mondo, con la realtà, con la madre, con il padre, con il buio, con la paura, con i sentimenti più vari e contrastanti. Nelle fiabe il bene ed il male, il buono ed il cattivo hanno connotazioni chiare e definite.
Occorre distinguere le favole dalle fiabe. Le prime, pur importantissime hanno protagonisti degli animali che si comportano come gli uomini e che nelle loro vicende li aiutano a trarne una morale. Le prime traduzioni dal latino di alcune decine di anni fa erano “ Il lupo e l’agnello”,” La volpe e l’uva” di Esopo, con vizi e virtù degli uomini: animali parlanti, capaci di trasmettere insegnamenti a chi le traduceva allora o le ascolta in italiano oggi.
Nelle fiabe invece si può scatenare la fantasia con luoghi, personaggi, atmosfere, avvenimenti inesistenti, che avvengono sempre in luoghi e tempi lontani, “C’era una volta…….!” Il bambino resta affascinato, ascolta, ha paura, ma è sicuro che il tutto non lo riguarda da vicino, anzi gli avvenimenti lo aiutano a risolvere i suoi problemi, a superare le sue paure (che vanno sempre prese in considerazione con molto rispetto), ad affrontare la realtà. Tra l’altro il bambino avverte che quanto ascolta lo può riguardare da vicino, senza coinvolgerlo direttamente nei fatti, perché è pura fantasia, ma gli genera una sicurezza che si manifesta tramite la richiesta della narrazione ripetuta più volte, senza saltarne un passaggio, senza cambiarne una virgola.
Gli ingredienti di una fiaba?
Fantasia: per parlare di qualcosa e di qualcuno che non solo non c’è qui vicino, ma non è reperibile in nessuna parte del mondo perché non esiste.
Rassicurazione: la certezza che il bene ed il male sono separati e ben individuabili.
Evasione: si può volare, si può parlare con fate, maghi, folletti, ci si può trasformare senza limiti od ostacoli, si può vincere un drago semplicemente ascoltando una narrazione.
Consolazione: qualsiasi cosa possa succedere…..tutto finisce bene!
Insisto: le fiabe vanno raccontate, devono passare attraverso la persona che le “racconta”.
Come sempre bisogna riuscire a superare quelle iniziative che non riconoscono la priorità del bambino. Non c’è nulla di più triste di un bambino seduto immobile su un cuscino ad ascoltare da un CD la voce di Biancaneve che si scioglie di tenerezza alla vista delle dimensioni dei lettini dei 7 nani, o che chiede un sorriso ed un bacio a Brontolo.
Non esiste dubbio: il fabbisogno irrinunciabile di fantasia, che accompagna la vita di un bambino, necessita della voce, della vicinanza rassicurante e affascinante di chi narra e magari lo fa anche in modo eccellente.                                                 
Raccontare fiabe  è un’opportunità che genitori ed insegnanti non dovrebbero lasciarsi sfuggire!

2 commenti:

  1. Ho avuto la fortuna di avere una nonna che mi raccontava tante fiabe, la sera, mentre eravamo sedute davanti al camino (la nostra cucina aveva un grande camino). Per me quelle fiabe sono state molto importanti e cerco di fare lo stesso con mia figlia. Ho notato che per lei è importante soprattutto il tono della mia voce.

    RispondiElimina
  2. Cara mamma,
    i racconti delle fiabe da parte dei nostri genitori/nonni sono ricordi bellissimi, che ci accompagnano per tutta la vita.
    Il tono di voce è molto importante, così come la capacità di chi racconta le fiabe di recitarle e saperle rendere "vive".

    RispondiElimina