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giovedì 3 maggio 2012

Mamme si diventa

Lunedì 26 marzo, presso l’Auditorium Padri Oblati di Rho (MI), si è tenuto il convegno: “I DISTURBI PSICOPATOLOGICI NEL PERIODO PERINATALE. EVIDENZE INTERNAZIONALI E NUOVE PROGETTUALITA’” organizzato dall’Azienda Ospedaliera “G. Salvini” di Garbagnate Milanese.
Durante l’intensa giornata di lavoro è emersa l’importanza di riconoscere in tempo le difficoltà delle mamme, per intervenire dando loro tutto il sostegno necessario perché possano superare le possibili paure inerenti il nuovo ruolo di mamma. Avere un momento di crisi nel periodo immediatamente successivo alla nascita del proprio bimbo, infatti, non è raro: la maternità è un dono così grande, che non ci si sente mai adeguatamente preparate ad accoglierlo. 


Oltre il 70% delle madri manifesta sintomi leggeri di depressione, come crisi di pianto senza motivi apparenti, irritabilità, inquietudine e ansietà che tendono generalmente a scomparire nel giro di pochi giorni. In alcuni casi questa sintomatologia si cronicizza e aumenta di intensità portando ad una vera e propria depressione post-partum. Essa ha un’incidenza che varia tra il 7 e il 19% e si presenta entro l’anno dalla nascita del bambino. È caratterizzata da indolenza, affaticamento, esaurimento, senso di disperazione, inappetenza, insonnia o sonno eccessivo, confusione, pianto improvviso, disinteresse per il bambino, paura di far male al bambino o a sé, improvvisi cambiamenti di umore.
Ma non è solo la donna ad avere difficoltà nell’affrontare il nuovo ruolo di madre: anche i padri arrivano spesso impreparati all’evento paternità. Una metanalisi del 2011 su 40 studi mostra che il 10% dei padri sono depressi durante la gravidanza della loro compagna e/o nei tre mesi successivi alla nascita. Forse ancora di più di una donna che portando in grembo per nove mesi il proprio bambino ha modo di comprendere gradualmente la portata del cambiamento che sta avvenendo, l’uomo rischia di trovarsi spiazzato e impreparato a modificare abitudini, aspettative, priorità da un giorno all’altro. Sarebbe auspicabile che la coppia, assieme, si preparasse a gestire questa novità, supportata con gioia e serenità dalla rete sociale. Per far ciò, ci vorrebbe un’apertura in due direzioni, sia da parte della donna che da parte delle istituzioni. Per quanto riguarda la madre potrebbe essere molto utile che accettasse di chiedere aiuto quando ne sentisse il bisogno, che mantenesse i contatti con amici e familiari, che rafforzasse il rapporto con il partner e soprattutto che cercasse di mantenere un atteggiamento realistico nei confronti di se stessa e del bambino. Da parte della rete sociale, poiché tra i fattori di rischio predisponenti la depressione vi sono lo stress nella cura del bambino e la mancanza di percezione di supporto sociale, è richiesto un intervento che aumenti la flessibilità nel programma di cure post-partum: le neo-mamme devono sentirsi accompagnate, coccolate, consigliate. Happy Child si impegna quotidianamente affinché sia punto di riferimento per ogni mamma che lo desidera.
PRENDITI CURA DI TE … FIN DALL’INIZIO
Circa la metà delle mamme depresse dopo il parto lo era già in gravidanza. Essere depresse in gravidanza comporta profondi effetti ormonali: dalle ultime ricerche esposte al Convegno emerge come la depressione in gravidanza influenzi la fisiologia del parto, che rischia di essere prematuro, e fa aumentare il rischio di peso basso del bambino alla nascita. Inoltre, non è il numero di eventi stressanti recenti ad incidere direttamente sulla depressione post-partum, quanto la quantità di episodi stressanti lungo tutto l'arco della vita: non dobbiamo spaventarci se aspettiamo nostro figlio in un periodo un po’ più movimentato e fonte di stress, non sarà questo a mettere a rischio la gravidanza; di contro, è un generale atteggiamento ansioso nei confronti della vita ed un’abitudine a  rispondere in modo maladattativo agli eventi stressanti che aumenta la probabilità di episodi depressivi in gravidanza. Per cui ogni donna dovrebbe, non solo per il suo bene, ma anche per quello dei suoi futuri figli, migliorare giorno dopo giorno nella sua capacità di adattamento e problem solving di fronte a sollecitazioni ambientali stressanti. E migliorare le proprie risorse per essere sempre più autonome e capaci di gestire qualsiasi situazione è possibile solo a condizione di lasciarsi aiutare: da il proprio partner, dalla propria famiglia d’origine, da uno specialista. E, perché no, anche da Happy Child.

Marta Cricelli
Psicologa Clinica
Happy Child
 

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